Invito alla lettura di don Claudio Crescimanno

Tutti coloro che vogliono dedicarsi a una lettura in prospettiva cattolica della storia e dell'attualità non possono non riconoscersi debitori e, in certo modo, ispirati dall'opera impareggiabile del grande Vittorio Messori. E tra le tante fatiche della sua molteplice e variegata produzione letteraria, mi riferisco in particolare alla tipologia più squisitamente fruibile a motivo del linguaggio e delle dimensioni, più incisiva e immediata a motivo dell'adesione ai fatti della quotidianità, e nello stesso tempo capace di elevarsi al di sopra degli spunti occasionali che l'hanno di volta in volta provocata, e avere tanto da dire per ogni lettore e in ogni contesto: mi riferisco naturalmente ai brevi, stupendi articoli del Vivaio, pubblicati più volte a settimana per anni su Avvenire, che tanta parte ebbero nella diffusione di quel quotidiano negli anni Ottanta e la cui cessazione uguale parte ebbe nel suo declino.

Ciò che Messori ha significato per i lettori italiani con Vivaio, il professor Luigi Girlanda, per me carissimo amico e compagno di innumerevoli avventure culturali, ha significato e significa con La Rocca, per i lettori della sua amatissima città e per l'ampio territorio in cui è diffusa la Testata che la ospita. Ormai da anni, infatti, questa breve ma sempre puntuale e incisiva rubrica è una luce, forse l'unica così fatta, sugli eventi del passato e del presente, che unisce il rigore della fede cattolica e il sempre più raro umano buon senso.

Anche questo Vivaio umbro è il più delle volte un commento a vicende specifiche e spesso locali, eppure è contemporaneamente sempre capace di coinvolgere chi legge, al di là delle coordinate geografiche: le tematiche trattate e il modo in cui sono affrontate, offrono spunti di riflessione, che seguendo la prospettiva dell'autore, sono talvolta di compiacimento, e talvolta, insieme a lui, di legittima indignazione, poiché tutti vi si possono ritrovare e sentirsene coinvolti.

La sottile vena ironica, o addirittura esplicitamente umoristica, che contraddistingue lo stile e il linguaggio del professor Girlanda rende gustosa la lettura e accattivante anche l'argomento più impegnativo; in questo modo anche i rilievi critici non sono mai offensivi e le argomentazioni rigorose che vengono esposte non sono mai pedanti. Al contrario la scorrevolezza del testo, la sua brevità, e la sempre piacevole e garbata vis polemica lascia al lettore che conclude un articolo il desiderio di aver subito sotto mano il prossimo.

Ecco il beneficio di questa godibilissima raccolta: chi fino ad ora ha dovuto attendere l'uscita de La Rocca successiva, necessariamente legata alla pubblicazione della Testata che la ospita, ora ha l'opportunità di rileggere e gustare nuovamente gli articoli in un unico volume, con la possibilità di andare su e giù tra i testi e i temi di questi quasi dieci anni. Chi non ha avuto la possibilità di seguirne la pubblicazione periodica può ora profittare ex novo di questa piccola, preziosa enciclopedia delle vicende eugubine e non, di questi ultimi anni.

Si spazia tra le questioni della società, della politica, della cultura, della Chiesa; si passa agevolmente dall'ambito locale a quello nazionale e internazionale; si raccolgono spunti preziosi da singoli fatti specifici o si commentano eventi generali; si esaminano risvolti inediti di problematiche del passato o si propongono valutazioni puntuali di ciò che accade nel nostro tempo... ma qualunque sia l'ambito e la materia, il denominatore comune è, come dicevamo, lo sguardo autenticamente cattolico con cui l'autore legge la realtà! Un punto di vista indiscutibilmente originale, dato che tale prospettiva è sempre più rara, certamente nella società, ma anche in sempre più ampi settori della comunità cristiana.

Dunque, un punto di vista cattolico integrale, ma mai integralista; appassionato, ma tutt'altro che ideologico; coinvolgente proprio perché rigorosamente motivato e documentato. La Rocca può essere, e di fatto è stata, motivo di accesi dibattiti tra i sostenitori e gli avversari di questa prospettiva francamente cattolica, come è giusto che sia, poiché si propone di cooperare, per quanto le è dato, alla realizzazione della parola di Cristo: 'Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma una spada'(Mt 10, 34).

Ringraziamo dunque il professor Girlanda per il grande regalo che ci ha fatto: il regalo, che ha certamente comportato una notevole fatica, del coraggioso e puntuale impegno quasi decennale della pubblicazione degli articoli, e il regalo di questa pubblicazione che ha richiesto un non meno faticoso lavoro di revisione e di strutturazione dei testi. Mi permetto di esprimere questi sentimenti di gratitudine e di immensa stima, non solo a nome mio, ma di tutti gli appassionati lettori che, come me, sentono un debito di riconoscenza verso l'autore di questa collezione di perle giornalistiche che, settimana dopo settimana, hanno costituito un punto di riferimento irrinunciabile, una voce fuori dal coro di cui non si può non sentire il bisogno in questo contesto di sempre maggiore appiattimento.

Leggiamo e rileggiamo con gusto questa stupenda raccolta e regaliamo questo volume alle persone di cui ci sta a cuore la crescita umana e cristiana.

Buona lettura!